LA MIA ESPERIENZA CON GLI SQUALI IN SUD AFRICA
FOTOGALLERYTutto ebbe inizio nel lontano 1989, quando per la prima volta vidi il film Lo Squalo. Come tutti i bambini e gran parte del pubblico adulto, ne rimasi terrorizzata al punto da non entrare più in acqua. Gli squali invadevano i miei incubi e, senza un motivo reale, d’estate quando ero al mare con la mia famiglia, non abbandonavo mai la riva.
Ad un certo punto e, più precisamente verso i venti anni, decisi che uno stupido film non poteva condizionare il mio amore per il mare e pian piano mi resi conto che quegli animali, che avevano tanto influenzato le mie estati infantili e dell’adolescenza, mi incuriosivano.
All’età di 24 anni iniziai ad interessarmi a questi meravigliosi pesci: il terrore divenne curiosità, la curiosità divenne amore puro, passione e dedizione alla loro conservazione e sopravvivenza. Cominciai a seguire documentari, leggere libri scientifici, a studiare il mare, le sue caratteristiche, i suoi abitanti e soprattutto i suoi squali, cercando di capirli, scoprendo che sono gli esseri perfetti!
Questa mia passione mi ha portato in Sud Africa, a Gansbaai, luogo in cui è possibile osservare e studiare il Grande squalo bianco (Carcharodon Carcharias) nel suo ambiente naturale, sia dalla barca che dalla gabbia.
Parto da sola, dalla Campania, per l’VIII spedizione di studio e ricerca "Sulle Orme del Grande Squalo Bianco", lo scorso 2 aprile, per fare rientro il 12 dello stesso mese, con un gruppo costituito da professori universitari, ricercatori, studenti ed appassionati delle Università della Calabria e della Toscana, gruppo capitanato dal Prof. Primo Micarelli e dal Prof. Emilio Sperone, verso la realizzazione del mio sogno più grande: incontrare il Grande squalo bianco.
Esperienza adrenalinica, che aumenta quando dalla barca (della Shark Diving Unlimited di Michael Rutzen "Sharkman", il Barracuda) avvisto il mio primo squalo bianco, una grande femmina di 4 metri. L'adrenalina raggiunge il suo culmine quando, in acqua ( freddissima, tra gli 8° e 12° C), vedo una grande femmina (un’altra) di circa 4 mt passare silenziosa davanti alla gabbia metallica, osservando me e i miei colleghi e, magari, domandandosi cosa siamo, perché noi umani, nel loro regno, siamo degli alieni. In quell’istante, ricordo che il primo pensiero è stato "Che meraviglia! Il Re dei Mari! Il Re degli Squali!" È davvero emozionante essere ad un metro, e in alcune occasioni anche meno di un metro, dal più grande ed antico predatore dei mari.
Durante i sei giorni di osservazioni, raccolta dati e quant’altro utile per la ricerca scientifica, gli animali non hanno mai mostrato aggressività nei nostri confronti, soltanto curiosità, tentando, ogni volta, approcci diversi verso le esche e verso l’imbarcazione. Anche dalla gabbia gli squali erano curiosi e ci guardavano in maniera fissa e continua, avvicinandosi raramente. Solo in un paio di occasioni è capitato che uno degli animali ha morso le sbarre della gabbia perché tentava di afferrare l’esca. L’esca (che in genere consiste in tranci di tonno e olio di fegato di merluzzo), serve ad attirare gli squali e toglierla velocemente, contrariamente rispetto a ciò che può sembrare, non serve assolutamente per esasperare gli squali, ma per osservare il comportamento di ogni singolo individuo su prede passive, per incuriosirli e farli tornare intorno alla barca. In questo modo siamo riusciti ad avvistare e distinguere un numero cospicuo di esemplari, segno che comunque la zona di Dyer Island è ancora ricca di predatori, specialmente grazie alla presenza di una colonia di oltre 60.000 esemplari di otarie del capo, prede predilette dello squalo bianco.
Gli squali sono creature dal portamento nobile e dall’aspetto fiero; hanno dei comportamenti sociali da invidiare, mai, sottolineo mai, violenti. I comportamenti reali dello squalo bianco sono ben lontani da quelli che lo hanno classificato come "mangiatore di uomini" o "feroce macchina assassina", sono invece ben studiati e durante il ciclo vitale l’animale cerca di affinare sempre di più e al meglio le sue tecniche di predazione.
Non è facile essere il Re dei Mari, soprattutto quando, a volte, le prede sanno bene come difendersi, lasciando lo squalo a digiuno per diverso tempo. Negli incontri/seminari tenuti da Michael Rutzen, abbiamo potuto capire quali sono gli atteggiamenti da assumere se dovessimo trovarci davanti ad un grande bianco e devo dire che i consigli di Mike sono stati chiari ed esaustivi, ovviamente è il solo che può parlare in base ad esperienza personale, essendo una delle tre persone al mondo autorizzate a praticare free diving con il grande squalo bianco.
Sempre Mike ci ha mostrato quali sono i segnali principali (codice di comportamento) per capire se uno squalo si sente minacciato ed è quindi in fase di attacco, ad esempio se mostra continuamente i denti superiori, contrazioni muscolari all’altezza della pinna caudale, ecc. Il modo per evitare un attacco è restare immobili, non scappare, non essere sopra lo squalo (ricordando che gli attacchi a sorpresa avvengono dal basso verso l’alto, considerato che lo squalo resta completamente invisibile) e all’occasione restare in posizione verticale così da sembrare più grandi, anche se ovviamente è difficile mantenere il sangue freddo ed assumere certi comportamenti.
Gansbaai è un luogo stupendo, i colori, gli odori, le persone, ti afferrano il cuore, la mente e l’anima. Ora, a distanza di settimane dal rientro, il cosiddetto "mal d’Africa" ancora mi pervade, ho trovato la mia vera casa!
Consiglio a tutti di fare quest’esperienza, cambia la vita e il modo di essere di ogni singolo individuo e, se riuscirete a visitare Gansbaai, beh, prenotate un’immersione in gabbia con gli squali bianchi, magari da Michael Rutzen (col quale abbiamo stretto un forte legame) e vedrete che cambierete la vostra opinione nei loro confronti, sono animali eccezionali, io ne sono innamorata persa!
Al rientro dalla spedizione scientifica "Sulle Orme del Grande Squalo Bianco", alcune persone che temono ingiustamente queste meravigliose creature, in base al racconto della mia esperienza ed alla raccolta fotografica e video del mio viaggio/studio, si sono convinte ed hanno capito che il loro timore è ingiustificato, sono predatori all’apice della catena trofica, che vanno rispettati e protetti. Lo stesso Peter Benchley, autore del romanzo Jaws (Lo Squalo), da cui è stato poi tratto il film di Spielberg, ha dichiarato che non avrebbe mai scritto il libro se avesse saputo che gli squali non erano poi così pericolosi e cattivi, che è molto raro essere attaccati ed addirittura uccisi da uno squalo (lo squalo morde per sapere cosa ha davanti, l’attacco ha termine dopo il primo morso perché l’animale si rende conto che non siamo cibo – in acqua veniamo scambiati per otarie o tartarughe - sulla tavola da surf - le loro prede più comuni – la morte, in casi specifici, avviene per dissanguamento); dopo tutto ciò che ha scatenato il film (la mattanza), lo stesso Benchley si è prodigato per la loro salvaguardia e conservazione, immergendosi anche con alcune specie e scrivendo altri libri di stampo scientifico ed in favore degli squali.
Io, personalmente, sono per la conservazione degli squali e soprattutto degli squali bianchi. Faccio presente che di questi ultimi si contano soltanto 3.500 esemplari in tutto il globo, pochissimi. Gli squali ogni anno uccidono 5 persone (vedere le statistiche qui), ma gli attacchi non sono mai provocati. Dimentichiamo sempre che siamo noi umani ad entrare in acqua e, quindi, ad invadere il loro territorio e lo facciamo anche in modo molto irrispettoso. Per contro, l’uomo ogni anno uccide milioni di squali per vari motivi, ma per uno in particolare: la famosa zuppa di pinne di squalo (finning – brutale pratica che consiste nel tagliare le pinne agli squali e gettare il corpo in acqua, quando lo squalo è ancora vivo).
Il valore commerciale della carne di squalo non è altissimo, ma spesso, quasi sempre, viene venduto, sottoforma di tranci, come pesce spada, quindi a prezzi elevati. Al supermercato, prodotti ittici che portano nomi quali smeriglio, verdesca, vitella di mare, manzo di mare, palombo, sono tutti squali. Anche quando mangiate Fish and Chips o più semplicemente, bastoncini di pesce, è carne di squalo, solitamente di squalo smeriglio. Purtroppo, uno degli ultimi giorni a Gansbaai, rientrando al porto, mi è capitato di scattare una foto di nascosto ad un peschereccio che portava pinne di squalo ed alcune carcasse (non erano squali bianchi, lì sono protetti), Michael li ha fatti allontanare, ma purtroppo il danno era fatto.
Avete mai considerato quante persone vengono aggredite, ferite e uccise dai cani? Gli insetti, poi? Sono quelli che fanno più vittime. E quanti uomini uccidono i loro simili? Diverse specie di squali sono ormai in via di estinzione e pochissime specie rientrano nelle liste di protezione. Ma ciò che purtroppo ancora non si riesce a capire è che gli squali, essendo i predatori per eccellenza, al vertice della catena alimentare, regolano tutto ciò che è ecosistema e non solo quello marino. Non dimentichiamo che la vita ha avuto inizio in acqua e che tutte le specie viventi, uomo compreso, dipendono dall’acqua. Senza gli squali (che hanno superato oltre 400 milioni di anni di evoluzione) che regolano l’ecosistema e mantengono stabili e salutari le condizioni di vita negli oceani, non sarebbe in pericolo solo il mondo marino, ma l’intero pianeta e, ancora una volta, anche l’uomo!
Manuela Gargiulo
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